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3^ SETTIMANA – VERSO IL CUORE D’ORO (pag. 36 - 39)

Di nuovo zaini in spalla, carta alla mano e via lungo un bellissimo sentiero nel bosco.

C’è una pace incredibile, il sottobosco regala dei profumi inebrianti.

Mentre cammino, fotografo delle bacche e delle erbe che hanno aromi davvero deliziosi, nel mio negozio farebbero un figurone!

In lontananza sento il gorgoglio di un ruscello, e infatti, dopo una curva, gli alberi lasciano spazio a una cascata impetuosa, da cui parte un torrente che scende verso valle a tutta velocità.

Guadiamo il ruscello, appoggiando bene i piedi sui ciottoli, che sono decisamente scivolosi, e proseguiamo dentro il bosco.

La discesa ora è più dolce e ci troviamo a valle.

Giungiamo a un delizioso paesino con le case costruite in pietra e i tetti in legno.

Adoro le persiane colorate col cuore al centro e i gerani rossi che scendono dai balconi.

È tutto così romantico qui e un pensiero vola a Ulisse e Nico: chissà come se la passano!

«Fiorella, Fiorella, ci sei?» 

Ops, chi mi chiama?

«Scusatemi, ero un po’ distratta». 

Filippo scoppia in una risata:

«Bentornata, è un po’ che Isacco ti chiama, ma a che stavi pensando?». 

Sono un po’ imbarazzata e non mi vengono le parole. Senza parole io, ma ci pensi?

Ortensia viene in mio aiuto:

«Non ti preoccupare, cara, si può ben capire che il tuo pensiero corra al tuo negozio».

«Fiorella, abbiamo trovato un vecchio mulino, il campo di grano dovrebbe essere vicino» mi aggiorna Isacco.

«Cosa c’entra il campo di grano col mulino?» chiedo curiosa.

«Vedi Fiorella, l’uomo negli anni ha imparato a sfruttare la forza dell’acqua per trasformare le materie prime in prodotti finiti da utilizzare».

Anna lo interrompe:

«A scuola abbiamo studiato che la ruota del mulino, girando instancabilmente, genera un’energia pulita che viene usata per spaccare le pietre e farne mattoni per le case, per segare grandi tronchi da usare per costruire o ancora per far girare le macine, che trasformano il frumento in farina. Ecco spiegato il legame tra il mulino e il grano».

Anna lascia tutti a bocca aperta.

«Complimenti Anna, un’ottima spiegazione» si congratula Isacco, mentre proseguiamo, lasciandoci il paesino alle spalle.

«Ecco il campo di grano che cercavamo» conclude Rosetta. 

«Che strane spighe, non assomigliano a quelle del campo dell’Asinello» osservo. 

«Questo è grano saraceno, originario di luoghi molto lontani da qui, è arrivato fino a noi intorno al 1600 e da allora è molto coltivato ad alta quota» ci spiega Ortensia.

«In queste zone le valli non sono abbastanza ampie per poter coltivare il grano che conosciamo.

Sono invece perfette per questo cereale e per la segale, che sopportano bene il clima rigido e l’ombra.

Dai loro chicchi si ottiene una farina scura. Ecco perché il pane in montagna non è chiaro come quello che siamo abituati a vedere». 

Sono commossa: fin dai tempi antichi, in ogni posto gli abitanti hanno imparato a valorizzare quello che la natura offre.

Ne raccolgo un bel mazzo da mettere in negozio, sarà un bel ricordo da condividere coi miei clienti.

Filippo interrompe nuovamente i miei pensieri:

«Ma ora cosa dobbiamo cercare? Qui ci sono solo spighe». 

«Sinceramente non lo so. Dividiamoci e setacciamo il campo, se qualcuno trova qualcosa di insolito, chiami gli altri» dice Rosetta. 

Partiamo, ma è come cercare un ago in un pagliaio!

Tengo l’orecchio bello teso, sperando che qualcuno lanci un segnale, ma nulla… silenzio totale.

Sono stanca e amareggiata, quando Rosetta ci raduna:

«Esploratori, ragioniamo. Quale indizio può aver seminato qui Pan-el-Gran?»

«Non so se possa aiutare, ma se fosse stato proprio il nostro esploratore a portare dall’Oriente i semi di grano saraceno e seminarli qui?» suggerisce Isacco.

«Questa è un’ipotesi molto interessante. Pan-el-Gran era molto esperto di botanica» gli risponde Rosetta.

«Anche il mulino risale a quell’epoca» aggiungo io, stupendo tutti quanti, così proseguo:

«Sono stata attirata da una parete tutta decorata con delle spighe. Così mi sono avvicinata e ho letto questa scritta: “Mulino del 1600. Sull’acqua si è fissata l’umanità appena nata”». 

«Torniamo subito al mulino» esclama Rosetta, mentre corriamo con una ritrovata energia.

«Riconoscete quella spiga? Non è una semplice decorazione, ma il simbolo con cui Pan-el-Gran ha firmato tutte le sue lettere!»

poi, sempre più emozionata, Rosetta si rivolge a Filippo:

«Ti va di guidare per la prossima tappa? C’è un’ipotesi che voglio verificare con Ortensia durante il viaggio». 

3^ SETTIMANA – VERSO IL CUORE D’ORO (pag. 36 - 39)
Capitolo 4 - Indice

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